Nuove regole europee di definizione di default
Dal primo gennaio 2021 anche la CSR - come tutto il sistema bancario - applica le nuove regole europee in materia di classificazione delle controparti inadempienti rispetto a un’obbligazione verso la banca (il cosiddetto default), introdotte dalla European Banking Autority (EBA).
La nuova disciplina, nota come “Nuova Definizione di Default”, stabilisce criteri e modalità più restrittive in materia di classificazione “a default” rispetto a quelli adottati fino a dicembre 2020, con l’obiettivo di armonizzare le regole tra i Paesi dell’Unione Europea.
Conoscere le nuove regole è importante
Conoscere le nuove regole è fondamentale per evitare di essere classificati inadempienti anche per arretrati di pagamento di piccolo importo.
Si sintetizzano di seguito le principali differenze applicabili alla clientela privata introdotte dalla nuova normativa.
Fino a dicembre 2020
- La banca classificava il cliente “a default” quando risultava un arretrato di pagamento che rappresentasse almeno il 5% del totale delle esposizioni del cliente verso la banca.
- Il passaggio a default avveniva se tale condizione si protraeva per oltre 90 giorni consecutivi.
- Per evitare di essere classificato a default, la normativa consentiva la compensazione degli importi scaduti con le disponibilità presenti su altre linee di credito non utilizzate.
- Lo stato di default decadeva a partire dal momento in cui il cliente regolarizzava verso la banca l’arretrato di pagamento o rientrava dallo sconfinamento di conto corrente.
Dal primo gennaio 2021
- La banca deve classificare automaticamente il cliente come inadempiente quando si verificano entrambe le seguenti condizioni:
- arretrato di pagamento di oltre 100 euro
- che rappresenti più dell’ 1% delle esposizioni verso la banca
- L’automatico passaggio ''a default'' avverrà se tale condizione si protrae per oltre 90 giorni consecutivi.
- La normativa non consente più la compensazione degli importi scaduti con le linee di credito aperte e non utilizzate. La banca sarà quindi tenuta a classificare il cliente a default anche in presenza di disponibilità su altre linee di credito non utilizzate.
- Lo stato di default permarrà per almeno 90 giorni dal momento in cui il cliente regolarizza verso la banca l’arretrato di pagamento su mutui e/o prestiti e/o rientra dallo sconfinamento di conto corrente
Quindi, ad esempio, se sei titolare di un prestito personale con debito residuo pari a 12 mila euro con una rata mensile di 110 euro e non paghi una rata, non vieni definito come inadempiente perché l’importo della rata è superiore a 100 euro ma inferiore all’ 1% del tuo debito (pari a 120 euro).
Se tuttavia non paghi anche la rata successiva stai superando le due soglie previste dalla normativa (100 euro e 1% del debito): comincia così a decorrere il tempo per la regolarizzazione che se non avviene entro 90 giorni, determina l’inadempienza e la Cassa sarà costretta a riclassificare la posizione come deteriorata.
Trascorsi 90 giorni dalla regolarizzazione delle rate senza che si verifichino ulteriori situazioni simili, la banca valuterà il ripristino in bonis.
Classificazione a default: quali conseguenze comporta
La classificazione a ''inadempiente'' potrebbe rendere più difficile il tuo accesso al credito e la concessione di nuovi finanziamenti.
Inoltre, in caso di rapporti co-intestati come conti correnti o mutui potrebbe avere ripercussioni negative per te e i tuoi co-intestatari.
È fondamentale, quindi, rispettare il piano di rimborso dei propri debiti non trascurando anche importi di modesta entità al fine di evitare la classificazione a default.
Alcuni consigli
Ti consigliamo di:
- verificare puntualmente i tuoi rapporti bancari, prestando attenzione in particolare alla presenza della necessaria disponibilità sul conto corrente di addebito il giorno di pagamento della rata del finanziamento.